venerdì 11 ottobre 2013

" La Corte dei Miracoli" di Flavio Carlini


Sono stata latitante per un po', chiedo venia ... ma mi faccio perdonare ora regalandovi la recensione di un bellissimo libro, "La corte dei Miracoli" di Flavio Carlini, per le Edizioni Haiku


Una scrittura rapida, spezzata, fredda, quasi asettica , anche quando la violenza pura scaturisce prepotentemente dalle pagine.
Una scrittura che è il riflesso della storia che racconta, in cui  ogni relazione, ogni sentimento è trasfigurato dalla realtà del Quartiere; una realtà di morte e brutalità, una realtà di angoscia da cui  nessuno può salvarsi.
Il Quartiere, una Corte dei Miracoli dove si raccoglie quanto la società rifiuta per ipocrisia. Quanto nelle città agisce sotto traccia esplode sotto la luce del sole fumoso del Quartiere , droga, armi, sicari assoldati dalle tre famiglie in guerra per il potere  che si contendono i traffici .
E su questo sfondo tre storie si intrecciano , come fili rossi su uno sfondo grigio. Tre fili rossi accomunati dalla stessa tragicità ineluttabile di chi vive nel Quartiere
Per chi vive nel quartiere non c’è speranza
Un giornalista che cerca di scoprire la verità sulla nascita del Quartiere, e sulla Faida.
Le tre famiglie dei Lancia, dei Villa e dei Montero , le protagoniste della Faida, con le loro lotte di potere.
I due agenti di polizia Valter e Max, forse ultimo baluardo di onestà nel Quartiere.
È proprio quest’ultimo filo rosso a offrirci un’immagine di cos’è il Quartiere; una realtà che ti costringe a fare anche quello che non vuoi, che non ha pietà, non ha rispetto, che riduce alla follia , che distrugge .

L’arte non è la realtà, ma una stilizzazione della realtà. L’arte prende alcuni aspetti della realtà e li ingigantisce per renderli visibili.
E in questo libro è esattamente questo che avviene.
La rappresentazione del Quartiere è  l’affresco a tutta parete di una parte normalmente tabuizzata della realtà, come se dell’immenso Trittico del Giardino delle Delizie di Hyeronimus Bosch vedessimo ingrandita solo la città scura  in alto nel pannello di destra.

Ma la bellezza e la verità de La corte dei Miracoli è proprio nello scoprire i personaggi di questa città scura, personaggi che non sono mostri , ma esseri umani.
Come dice Ristos “ Eppure chissà, là dove qualcuno esiste sena speranza, è forse là che inizia la storia umana , come la chiamano, e la bellezza dell’uomo”.


INTERVISTA ALL'AUTORE 

1) Ciao Flavio, raccontaci il tuo approccio con il mondo dei libri, e le motivazioni che ti hanno spinto a scegliere di scrivere.


Può sembrare un luogo comune ma scrivo fin dall’infanzia. Mi ha sempre affascinato l’idea di raccontare storie e fin da bambino ho potuto apprezzare la lettura. Inventavo e scrivevo storielle ridicole che puntualmente servivo ai miei compagni di classe, ispirato dai fumetti e dai primi libri gialli che leggevo. Mia madre era un’accanita lettrice di Agata Christie, mio zio un grande fan di Arthur Conan Doyle. Grazie a lui soprattutto ho potuto nel tempo approcciarmi al “mestiere” di scrivere: in quanto sceneggiatore ha potuto insegnarmi molte regole della narrazione, indirizzandomi anche verso studi appropriati. Crescendo ho potuto coltivare questa passione mai tramontata, cercando sempre nuovi stimoli e nuove esperienze.
                       

2) Ci sono degli autori a cui ti ispiri e dei libri che preferisci in modo particolare?


Ci sono libri che ritengo dei veri e propri fari della letteratura mondiale come “1984” di Orwell, “La Nausea” di Sartre, “Memorie dal Sottosuolo” di Dostoevskij, “Cuore di tenebra” di Conrad, “Mattatoio 5” di Kurt Vonnegut, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Kundera e altri. Alcuni libri, invece, penso siano fondamentali nella formazione culturale e individuale di chiunque, per citarne alcuni “Il gabbiano Johnatan Livingston” di Bach, "La fattoria degli animali" di Orwell e “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry. Ci sono poi gli autori da cui cerco di imparare o trarre ispirazione per stile, tematiche e storie narrate, per citarne alcuni: Raymond Chandler, Jack Kerouac, Chuck Palahniuk, John Fante, Charles Bukowski, Richard Matheson. C’è anche da dire che, un po’ per formazione personale, un po’ per suggestioni e tematiche interessanti, non posso prescindere dalla filosofia, in particolare da alcuni autori di riferimento come Eraclito, Nietzche, Foucault, Platone, Hobbes e altri. Vorrei inoltre sottolineare l’importanza del fumetto nella mia formazione letteraria, si tratta di un tipo di narrativa che molto spesso viene sottovalutata ma che ritengo estremamente ricca ed espressiva, in particolare mi sento molto legato ad autori come Hector Oesterheld, Moebius, Hugo Pratt, Andrea Pazienza, Naoki Urasawa, Frank Miller e altri.


3)Scrivere per te è un mestiere? Se per ora non lo è, vorresti che lo diventasse?


In parte è il mio mestiere, tra le varie attività che svolgo mi occupo ormai da diversi anni di scrittura per il web e di sceneggiatura per video di vario genere anche se, ovviamente, in questi casi non parliamo di “scrittura” intesa come “narrativa”. D’altra parte la scrittura, in senso lato, è il mio mestiere in quanto sono uno dei fondatori della casa editrice “Edizioni Haiku” che dalla sua fondazione cerca di promuovere i giovani talenti.


4)Cosa ami della letteratura classica e cosa della contemporanea? E a quale delle due ti senti più legato?


La letteratura classica è una fonte inesauribile di ispirazione, Walt Whitman ci insegna che i classici rappresentano un supporto imprescindibile per chiunque voglia intraprendere una “carriera” letteraria, o in generale per chiunque abbia intenzione di ottenere una migliore comprensione del mondo. La letteratura contemporanea è per stile e tematiche più vicina al comune sentire quotidiano, maggiorente afferrabile, più velocemente comprensibile e facilmente fruibile. Esiste una letteratura contemporanea capace di raggiungere vette altissime, perfettamente in grado di competere con la classica. Credo sia inevitabile sentirmi maggiormente legato alla letteratura contemporanea in quanto, per dire una banalità, appartengo alla mia epoca. Sarebbe anacronistico e insensato scrivere e ragionare con stilemi di epoche remote. Ciò non elimina la letteratura classica dalla mia scrittura, mi permette invece di reinterpretarne i topoi in chiave contemporanea.


5)Cosa pensa del Mercato Editoriale odierno?


Come in molti altri settori, in Italia esistono dei monopoli che è difficile contrastare: le piccole case editrici vengono tagliate fuori dal mercato a causa dei costi di distribuzione, le piccole librerie di quartiere (baluardo storico della piccola e media editoria) chiudono con una frequenza allarmante, distrutte dalla scarsa richiesta e dalla concorrenza dei megastore gestiti dai grandi gruppi editoriali. Megastore che diventano sempre più frequentemente paradisi dell’intrattenimento in senso lato e degli “Smartbox”. Anche questo accade, a mio avviso, per la scarsa richiesta di libri, stesso motivo per cui i grandi gruppi editoriali sono ormai da tempo restii ad investire su nuovi talenti, preferendo autori già quotati o personaggi giunti alla notorietà per vie completamente diverse da quelle letterarie. Le piccole case editrici possono investire pochissimo e devono svolgere un’attenta selezione tra le tonnellate di opere che ricevono quotidianamente. Questa situazione porta gli emergenti molto spesso a rivolgersi a case editrici a pagamento, più o meno truffaldine. Si tratta di editori estremamente disonestri che puntano a stampare il più possibile, trovando i propri guadagni nella pubblicazione di libri sempre nuovi che non saranno mai distribuiti né (versomilmente) letti da nessuno - oltre i parenti e gli amici degli autori stessi. A questo proposito consiglio a chiunque sia interessato all’autopubblicazione di rivolgersi direttamente a un tipografo, non a questi personaggi totalmente privi di etica professionale. Tirando le somme, il mercato editoriale attuale è allo sbando, non punto il dito né contro le grandi case editrici il cui compito dovrebbe essere creare e promuovere cultura, né contro la scarsa richiesta di letteratura da parte degli italiani. La situazione è talmente incancrenita che non può esistere un solo responsabile: è evidente che in Italia la questione culturale è di primaria importanza ed è un problema che dovrebbe essere affrontato con estrema serietà. Una nazione che non fruisce e non produce cultura (e il mercato editoriale è solo una parte di questo problema) è una nazione povera, estremamente arida, incapace di comprendere e interpretare se stessa, figuriamoci fronteggiare una crisi economica. Stiamo pensando a come volare quando abbiamo dimenticato come ci si tiene in piedi.


6)Progetti per il futuro?


Sono attualmente al lavoro su alcuni progetti, in primis un romanzo ambientato tra l’Italia e la Repubblica Ceca, dal titolo ancora da definire. C’è poi un secondo romanzo, un noir “quasi tradizionale” che mi piacerebbe pubblicare a puntate, in qualche modo. Inoltre sto scrivendo la sceneggiatura per una graphic novel attualmente in concorso per un contest del festival internazionale Lucca Comics.


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