Sono stata latitante per un po', chiedo venia ... ma mi faccio perdonare ora regalandovi la recensione di un bellissimo libro, "La corte dei Miracoli" di Flavio Carlini, per le Edizioni Haiku
Una
scrittura rapida, spezzata, fredda, quasi asettica , anche quando la violenza
pura scaturisce prepotentemente dalle pagine.
Una
scrittura che è il riflesso della storia che racconta, in cui ogni relazione, ogni sentimento è
trasfigurato dalla realtà del Quartiere; una realtà di morte e brutalità, una
realtà di angoscia da cui nessuno può
salvarsi.
Il
Quartiere, una Corte dei Miracoli dove si raccoglie quanto la società rifiuta
per ipocrisia. Quanto nelle città agisce sotto traccia esplode sotto la luce
del sole fumoso del Quartiere , droga, armi, sicari assoldati dalle tre
famiglie in guerra per il potere che si
contendono i traffici .
E
su questo sfondo tre storie si intrecciano , come fili rossi su uno sfondo
grigio. Tre fili rossi accomunati dalla stessa tragicità ineluttabile di chi
vive nel Quartiere
Per chi vive nel quartiere non c’è
speranza
Un
giornalista che cerca di scoprire la verità sulla nascita del Quartiere, e
sulla Faida.
Le
tre famiglie dei Lancia, dei Villa e dei Montero , le protagoniste della Faida,
con le loro lotte di potere.
I
due agenti di polizia Valter e Max, forse ultimo baluardo di onestà nel Quartiere.
È
proprio quest’ultimo filo rosso a offrirci un’immagine di cos’è il Quartiere;
una realtà che ti costringe a fare anche quello che non vuoi, che non ha pietà,
non ha rispetto, che riduce alla follia , che distrugge .
L’arte
non è la realtà, ma una stilizzazione della realtà. L’arte prende alcuni
aspetti della realtà e li ingigantisce per renderli visibili.
E
in questo libro è esattamente questo che avviene.
La
rappresentazione del Quartiere è l’affresco
a tutta parete di una parte normalmente tabuizzata della realtà, come se dell’immenso
Trittico del Giardino delle Delizie di Hyeronimus Bosch vedessimo ingrandita
solo la città scura in alto nel pannello
di destra.
Ma
la bellezza e la verità de La corte dei
Miracoli è proprio nello scoprire i personaggi di questa città scura,
personaggi che non sono mostri , ma esseri umani.
Come
dice Ristos “ Eppure chissà, là dove qualcuno esiste sena speranza, è forse là
che inizia la storia umana , come la chiamano, e la bellezza dell’uomo”.
INTERVISTA ALL'AUTORE
1) Ciao Flavio, raccontaci il tuo approccio con il mondo dei libri, e le
motivazioni che ti hanno spinto a scegliere di scrivere.
Può sembrare
un luogo comune ma scrivo fin dall’infanzia. Mi ha sempre affascinato l’idea di
raccontare storie e fin da bambino ho potuto apprezzare la lettura. Inventavo e
scrivevo storielle ridicole che puntualmente servivo ai miei compagni di
classe, ispirato dai fumetti e dai primi libri gialli che leggevo. Mia madre
era un’accanita lettrice di Agata Christie, mio zio un grande fan di Arthur
Conan Doyle. Grazie a lui soprattutto ho potuto nel tempo approcciarmi al
“mestiere” di scrivere: in quanto sceneggiatore ha potuto insegnarmi molte
regole della narrazione, indirizzandomi anche verso studi appropriati.
Crescendo ho potuto coltivare questa passione mai tramontata, cercando sempre
nuovi stimoli e nuove esperienze.
2) Ci sono degli
autori a cui ti ispiri e dei libri che preferisci in modo particolare?
Ci sono
libri che ritengo dei veri e propri fari della letteratura mondiale come “1984”
di Orwell, “La Nausea” di Sartre, “Memorie dal Sottosuolo” di Dostoevskij,
“Cuore di tenebra” di Conrad, “Mattatoio 5” di Kurt Vonnegut, “L’insostenibile
leggerezza dell’essere” di Kundera e altri. Alcuni libri, invece, penso siano
fondamentali nella formazione culturale e individuale di chiunque, per citarne
alcuni “Il gabbiano Johnatan Livingston” di Bach, "La fattoria degli
animali" di Orwell e “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry. Ci
sono poi gli autori da cui cerco di imparare o trarre ispirazione per stile,
tematiche e storie narrate, per citarne alcuni: Raymond Chandler, Jack Kerouac,
Chuck Palahniuk, John Fante, Charles Bukowski, Richard Matheson. C’è anche da
dire che, un po’ per formazione personale, un po’ per suggestioni e tematiche
interessanti, non posso prescindere dalla filosofia, in particolare da alcuni
autori di riferimento come Eraclito, Nietzche, Foucault, Platone, Hobbes e
altri. Vorrei inoltre sottolineare l’importanza del fumetto nella mia
formazione letteraria, si tratta di un tipo di narrativa che molto spesso viene
sottovalutata ma che ritengo estremamente ricca ed espressiva, in particolare
mi sento molto legato ad autori come Hector Oesterheld, Moebius, Hugo Pratt,
Andrea Pazienza, Naoki Urasawa, Frank Miller e altri.
3)Scrivere
per te è un mestiere? Se per ora non lo è, vorresti che lo diventasse?
In parte è
il mio mestiere, tra le varie attività che svolgo mi occupo ormai da diversi
anni di scrittura per il web e di sceneggiatura per video di vario genere anche
se, ovviamente, in questi casi non parliamo di “scrittura” intesa come
“narrativa”. D’altra parte la scrittura, in senso lato, è il mio mestiere in
quanto sono uno dei fondatori della casa editrice “Edizioni Haiku” che dalla
sua fondazione cerca di promuovere i giovani talenti.
4)Cosa ami della letteratura classica e cosa della contemporanea? E a quale delle due ti
senti più legato?
La
letteratura classica è una fonte inesauribile di ispirazione, Walt Whitman ci
insegna che i classici rappresentano un supporto imprescindibile per chiunque
voglia intraprendere una “carriera” letteraria, o in generale per chiunque
abbia intenzione di ottenere una migliore comprensione del mondo. La
letteratura contemporanea è per stile e tematiche più vicina al comune sentire
quotidiano, maggiorente afferrabile, più velocemente comprensibile e facilmente
fruibile. Esiste una letteratura contemporanea capace di raggiungere vette
altissime, perfettamente in grado di competere con la classica. Credo sia
inevitabile sentirmi maggiormente legato alla letteratura contemporanea in
quanto, per dire una banalità, appartengo alla mia epoca. Sarebbe anacronistico
e insensato scrivere e ragionare con stilemi di epoche remote. Ciò non elimina
la letteratura classica dalla mia scrittura, mi permette invece di
reinterpretarne i topoi in chiave contemporanea.
5)Cosa pensa
del Mercato Editoriale odierno?
Come in
molti altri settori, in Italia esistono dei monopoli che è difficile
contrastare: le piccole case editrici vengono tagliate fuori dal mercato a
causa dei costi di distribuzione, le piccole librerie di quartiere (baluardo
storico della piccola e media editoria) chiudono con una frequenza allarmante,
distrutte dalla scarsa richiesta e dalla concorrenza dei megastore gestiti dai
grandi gruppi editoriali. Megastore che diventano sempre più frequentemente
paradisi dell’intrattenimento in senso lato e degli “Smartbox”. Anche questo
accade, a mio avviso, per la scarsa richiesta di libri, stesso motivo per cui i
grandi gruppi editoriali sono ormai da tempo restii ad investire su nuovi
talenti, preferendo autori già quotati o personaggi giunti alla notorietà per
vie completamente diverse da quelle letterarie. Le piccole case editrici
possono investire pochissimo e devono svolgere un’attenta selezione tra le
tonnellate di opere che ricevono quotidianamente. Questa situazione porta gli
emergenti molto spesso a rivolgersi a case editrici a pagamento, più o meno
truffaldine. Si tratta di editori estremamente disonestri che puntano a
stampare il più possibile, trovando i propri guadagni nella pubblicazione di
libri sempre nuovi che non saranno mai distribuiti né (versomilmente) letti da
nessuno - oltre i parenti e gli amici degli autori stessi. A questo proposito
consiglio a chiunque sia interessato all’autopubblicazione di rivolgersi
direttamente a un tipografo, non a questi personaggi totalmente privi di etica
professionale. Tirando le somme, il mercato editoriale attuale è allo sbando,
non punto il dito né contro le grandi case editrici il cui compito dovrebbe
essere creare e promuovere cultura, né contro la scarsa richiesta di letteratura
da parte degli italiani. La situazione è talmente incancrenita che non può
esistere un solo responsabile: è evidente che in Italia la questione culturale
è di primaria importanza ed è un problema che dovrebbe essere affrontato con
estrema serietà. Una nazione che non fruisce e non produce cultura (e il
mercato editoriale è solo una parte di questo problema) è una nazione povera,
estremamente arida, incapace di comprendere e interpretare se stessa,
figuriamoci fronteggiare una crisi economica. Stiamo pensando a come volare
quando abbiamo dimenticato come ci si tiene in piedi.
6)Progetti
per il futuro?
Sono
attualmente al lavoro su alcuni progetti, in primis un romanzo ambientato tra
l’Italia e la Repubblica Ceca, dal titolo ancora da definire. C’è poi un
secondo romanzo, un noir “quasi tradizionale” che mi piacerebbe pubblicare a
puntate, in qualche modo. Inoltre sto scrivendo la sceneggiatura per una
graphic novel attualmente in concorso per un contest del festival
internazionale Lucca Comics.
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