Una favola per Asia
Pare che
l’uso di espressioni come “ordire una trama” di una storia risalgano ad un
tempo molto antico, al Medioevo, quando le donne si tramandavano l’arte della
tessitura di nonna in nipote, e mentre tessevano, costruendo trama e ordito,
appunto, raccontavano storie, fiabe, favole, che si perpetuavano così nel
tempo. E ancora oggi, abbiamo un gran bisogno che qualcuno ci racconti delle
favole, in questo mondo dove non si è più abituati a sognare.
Sognare, come
fa la piccola Asia quando legge i libri del suo scrittore preferito, Luca
Antonioni. E come un sogno si snoda questa delicatissima trama, in cui la
freschezza di una bambina come Asia, che è ancora incantata dalle favole riesce
a far nascere una favola reale, l’amore tra la zia Raffaella e lo scrittore, a
discapito di tutte le loro paure e angosce.
Asia è una
bambina piena di una gioia di vivere contagiosa nonostante sia rimasta orfana
molto piccola. È per questo, per supplire alla mancanza della madre, che la
sorella del padre, la zia Raffaella, si trasferisce da loro, e cresce la
bambina quasi annullando se stessa .
È Asia l’artefice
dell’incontro tra Raffaella e Luca; piccola Cupido, trascina la zia alla
presentazione del libro di Luca innescando una serie di meccanismi, che come
una valanga travolgono i due.
I fili di
questo ordito sono sguardi, parole dette e non dette, parole solo pensate ma
già interpretate e tradotte in azione dall’ingenuità disarmante di Asia, per la
quale la bella favola dell’amore tra la zia e lo scrittore non ha ostacoli. Sono
loro, gli adulti, che gli ostacoli se li creano, ostacoli fatti di solitudine e
paure che paiono tanto insormontabili da impedire quasi che questo amore possa
svilupparsi.
Anche quando
la piccola non è presente in modo diretto con la sua vivacità, è lei a rimanere il motore dell’azione di
queste due calamite che si attraggono e respingono allo stesso tempo, lei l’elemento
magico di questa favola, che interviene in aiuto dei protagonisti come un piccolo folletto .
Con una scrittura
dolce Rossana ci prende per mano e ci porta a riconoscere quello che di favolistico possiamo trovare
nella quotidianità; tutto ciò che dobbiamo fare è avere la forza di vederlo e
di non aver paura delle favole e dei sogni, e lasciare che qualcuno come Asia
sia il tramite per la nostra felicità.
INTERVISTA
1) Cara Rossana, cosa ti ha avvicinato
alla letteratura? E come nascono le tue storie ?
Da
bambina scrivevo già racconti, avevo un quadernone in cui raccoglievo i miei
pensieri. Ma era già una passione. Mio padre scriveva testi di canzoni, forse è
stato questo che mi ha dato l’imprinting.
Forse
la mia è stata anche una rivalsa. Ho dovuto lasciare le superiori, è stata una
scelta obbligata, ma appunto per questo sono orgogliosa di riuscire a esprimere
questa mia grande passione.
I miei
racconti parlano di sentimenti, e
nonostante possano essere letti a partire dai quindici, sedici anni, non li
definirei letteratura per ragazzi, perché secondo me questo genere di
letteratura richiede una preparazione e una mentalità particolari, visto che l’età
è molto delicata.
Le
mie storie prendono spunto da episodi che mi vengono raccontati, che sento in
giro ; per il mio lavoro ho occasione di incontrare molta gente e questo mi
aiuta nella creazione dei personaggi, in cui di solito mi immedesimo anche un
po’. Spesso questi personaggi sono la proiezione di quello che mi piacerebbe
essere e non sono, delle vite e dei mondi che vorrei vivere e non posso. Poi, normalmente quando ho finito di scrivere
un romanzo lo lascio decantare e mi concentro su altro.
2) Come nasce “Una favola per Asia”?
È
il frutto del primo concorso letterario a cui ho partecipato e che ho vinto. È stato
il titolo che mi ha attirato – di solito non credo molto nei concorsi - “da donna a donna”, e l’argomento, che doveva
avere al centro la donna nel suo ruolo all’interno della famiglia e della
società. Così ho tirato fuori dal cassetto un romanzo che avevo già scritto una
ventina d’anni prima, e così l’ho un po’ modificato e l’ho mandato .Mi piaceva
l’idea di una protagonista bambina.
Ho sorriso nel vedere la me stessa di vent’anni
fa , e ho fatto anche un po’ di fatica, perché in un tempo tanto lungo le cose
cambiano , cambia anche lo stile, il modo di vedere i fatti , i personaggi, la
storia.
Di
questo libro poi, mi è molto cara la copertina. Sopra c’è la foto di Camilla,
che ha l’età di Asia ed è la mia “nipote dell’anima” figlia di un’amica; per
questo ho voluto che fosse in copertina
3) Hai degli autori che preferisci, a cui ti ispiri?
No,
non mi ispiro ad alcun autore. Nel bene e nel male, sono io. Conto molto su chi
mi legge, e da quello capisco cosa va o
cosa no in quello che ho scritto, cerco sempre il punto di vista del lettore. Se
vengono fuori idee che mi sembrano appropriate le inserisco.
4) Ti senti più legata alla narrativa
classica o a quella contemporanea?
Alla
letteratura contemporanea! Non mi piacciono i romanzi storici, né i classici,
non mi appassionano.
5) Cosa pensi del mercato editoriale?
Credo
che sia un mercato molto difficile, soprattutto per un esordiente, che deve
tentare molte strade. È molto difficile all’inizio rimanere con lo stesso
editore per diverse pubblicazioni, anche perché spesso le case editrici sono
piccole, e devono anche loro far tornare i conti. Anche per questo purtroppo la
promozione è quasi tutta affidata agli autori, e gli editori non se ne occupano
quasi . Il lato positivo è che ne promuovere il libo l’autore deve entrare in
contato diretto con il suo pubblico, e questo è sicuramente un punto di forza
degli autori esordienti rispetto ai grandi autori.
C’è
poi anche il fatto che alcune case
editrici chiedono un contributo all’autore , e su questo non sono assolutamente
d’accordo. L’editore è comunque un imprenditore, e come tale deve assumersi il
rischio d’impresa, e deve credere nel suo lavoro, e nel libro che sta
pubblicando.
6) Progetti per il futuro?
Ho
un’idea ma è ferma, ho qualche difficoltà a iniziare. E poi c’è il libro che
uscirà a fine estate per le edizioni Il Ciliegio