mercoledì 16 gennaio 2013

"Il club del suicida " di Danilo Puce


Recensione  de “Il club del suicida” di Danilo Puce

 

Un’Apocalisse, per avvenire, non ha bisogno di coinvolgere ogni creatura vivente in questa dimensione fisica. Per essere intesa come fine del mondo, basta che ne coinvolga almeno uno, di mondo.

Questo libro, per me,  è un dipinto.

Ogni personaggio, un colore .

Codacorta è azzurro, azzurro come il cielo nelle mattine di settembre; Dr Mojo è di un bell’arancio carico, Sciacallo invece è di quel blu sporco, quasi grigio, delle giornate di tempo incerto, quando le nuvole sono basse all’orizzonte, non uniformi, ma striate di livido.

Ozymandias è nero, l’assenza di colore.

E Wonder Tom, lui è bianco, l’unità dei colori.

 

 

Così questa storia non è se non un grande quadro, dove i tre pennelli colorati di Codacorta, Sciacallo e Dr Mojo si alternano e intrecciano per indagare insieme sul suicidio sospetto di Wonder Tom. Che cosa ha spinto questo giovane scrittore promettente a suicidarsi dandosi fuoco con la sua macchina in mezzo al Grande Raccordo Anulare? I tre amici, soci di un club letterario on line non vogliono accettare questa verità, e partono alla ricerca di quello che può aver spinto Tom ad un gesto così estremo.

Ma chi è veramente Tom? Così come il bianco contiene tutti i colori , anche la personalità di Tom è luce bianca in un prisma, che ne rivela la  complessità. E a questa complessità non c’è risoluzione.

Il libro sembra mettere a tema, in ogni sua parte, la realtà soggettiva, la realtà che è come la vogliamo vedere ma anche come potrebbe essere, e come è per gli altri.

E Wonder Tom è il personaggio simbolo di questa realtà sfaccettata, che è e non è , e parafrasando Pirandello, lui è colui che lo si crede.

Filo parallelo, non meno importante è quello della scrittura. Wonder Tom, così come gli altri amici, scrive, e la scrittura è vita.  Non è un caso che egli , alla vigilia del suicidio, cancelli tutti i suoi racconti dalla sua pagina del Club dei Diodati.

E aleggia attorno a Codacorta la presenza di un romanzo che sta scrivendo, e che vediamo formarsi e prendere vita, e su Sciacallo la presenza di una misteriosa autrice di racconti, che sembra descrivere si volta in volta quello che lui stesso vive, quasi a dire  come la scrittura possa creare mondi.

Danilo Puce utilizza i suoi personaggi proprio come un pittore usa la tavolozza di colori, ognuno al suo posto, con la sua funzione . E siccome ognuno è un come un colore diverso,  ognuno di loro ha una distinta personalità e la esprime nel suo modo di parlare e di agire, che è differente da quello degli altri ma che unito agli altri diviene un’armonia, acquistando un senso nuovo .

 

E insieme a queste tre linee colorate ce ne sono molte altre, quelle di tutti coloro che hanno conosciuto Wonder Tom, e che si trovano in un modo o nell’altro a far parte di questa enorme tela. Vivace e viva come una tela di Brueghel; vivace e viva come la vita stessa

 

 

INTERVISTA:

 

1) Ciao Danilo, raccontaci  il tuo approccio con il mondo dei libri, e le motivazioni che ti hanno spinto a scegliere di scrivere.

Penso che l’arte salvi la vita, penso che studiare salvi la vita, penso che la bellezza salvi la vita. Ecco perché leggo. Uno dei primi libri che ha formato la mia natura di lettore senziente e indipendente dai testi scolastici è stato Il giovane Holden di Salinger. Scrivo per lo stesso motivo per il quale leggo. Salvarmi la vita. Ho la testa talmente piena di idee e immagini che se non le mettessi su carta mi esploderebbe il cervello.

                                  

2)Ci sono degli autori a cui ti ispiri e dei libri che preferisci in modo particolare?

Sono un fanatico di letteratura anglofona, ma credo che se si parli di ispirazione io potrei citare autori come Palahniuk, Ellis,Welsh. Credo che il loro modo di scrivere e le tematiche da loro trattate servirebbero davvero al nostro Paese. Nel quale, spesso, definiamo “cannibali” dei perfetti vegetariani.

 

3)Scrivere per te è un mestiere? Se per ora non lo è, vorresti che lo diventasse?

Mai domanda fu più appropriata. Sì, voglio proprio che il mio mestiere sia la scrittura. Sembra mi abbiate letto nel pensiero.

 

4)Cosa ami della letteratura classica e cosa della contemporanea? E a quale delle due ti senti più legato?

La letteratura classica è il nostro inestinguibile bagaglio fondamentale. Quello che definiamo ‘classico’ è qualcosa di geniale e inestimabile poiché si tratta spessissimo di opere che hanno superato i loro autori. Nel senso che sono sopravvissute ai loro stessi creatori, continuano a vivere e a comunicare, sono, ancora oggi, in grado di dirci qualcosa. Di descrivere il mondo e l’umanità come fossero nate dalla penna di contemporanei. Chiedono ancora di essere lette e reinterpretate. E questo vale per qualsiasi autore vi appassioni. Da Omero a Leopardi, da Shakespeare a Sofocle. Della contemporaneità cosa devo dire? Di storie che saranno memorabili sì e no per una stagione o per delle casalinghe che si infiammano per della becero-pornografia zuccherosa come un Perugina? Fortuna che qualcuno dei grandi scrive ancora, vedi "Skagboys" di Welsh.

 

 5)Cosa pensi del Mercato Editoriale odierno?

Lo avete già definito voi in questa domanda. È Mercato. Gli editori moderni sono mercanti di lobotomie. Se vai in una delle grande librerie e chiedi un libro di Faulkner ti guardano come fossi un alieno. In compenso possono venderti gommine a forma di coccinelle, penne con le piume, magneti per il frigorifero. Che senso hanno le librerie al giorno d’oggi? Riguardo all’editoria a pagamento (io stesso ricevetti proposte di pubblicazione in cambio di denaro) stendiamo veli pietosi.

 

6)Progetti per il futuro?  

Riguardo la prosa, sogno di completare la trilogia iniziata proprio con Il club del suicida. Seguiranno altri due capitoli, slegati dal punto di vista della trama, ma uniti da tematiche simili e personaggi ricorrenti… Sono già al lavoro sul secondo.

 

 

 

 

Danilo Puce nasce a La Spezia nel 1987. Porta a termine gli studi a Roma nel 2012, laureandosi in Letteratura inglese. Nella stessa città coltiva la sua passione per il teatro fondando una compagnia teatrale, nella quale riveste anche ruolo di drammaturgo e attore. Dopo il progetto editoriale di romanzo episodico noir dal titolo Haunted Mask!, realizzato con la giovane web-press Edizioni Haiku, esordisce nel 2012 con il romanzo Il club del suicida. Parte dei proventi di questo romanzo andranno a finanziare la Michael J. Fox Foundation del celebre attore americano, per la ricerca sul Parkinson.

 

lunedì 14 gennaio 2013

Dalla vecchia pagina ... "Sono qui per te" di Paola di Martino !



'Sono qui per te' di Paola di Martino






Oggi parleremo di Paola Di Martino.

Paola di Martino

Nasce a Caltagirone, in Sicilia. E' una ragazza di vent'anni che ha da poco preso la Maturità. Vive con la sua famiglia, ama gli animali e in casa ne ha tantissimi. Scrivere per lei è una passione talmente grande che in futuro spera di poterla trasformare in una vera e propria professione.
"Sono qui per te" è il suo primo romanzo, per lei è molto importante e crede che in qualche modo attraverso il romanzo possa arrivare dritta al cuore dei lettori.

Paola di Martino

L'ho intervistata per sapere qualcosa in più su di lei.










Intervista




1) Ciao Paola, raccontaci il tuo approccio con il mondo dei libri, e le motivazioni che ti hanno spinta a scegliere di scrivere.



Prima di tutto, grazie per questa intervista.

Inizio col dirvi che la mia non è stata una scelta, nel senso che ognuno di noi ha una grande passione, un sogno nel cuore da voler realizzare.

Scrivere per me è qualcosa di magico, io non scrivo solo per passione ma anche per una questione di comunicazione, con me stessa.

Io quando scrivo, riesco a far uscire fuori quelle mie emozioni, ancora troppo incastrate dentro di me.

Per tanto tempo, ho sognato di poter rendere pubblico, il mio romanzo, e solo adesso mi è stata data questa occasione.

Allora, spero che possa essere solo l'inizio, e che io possa emozionare tanta gente e trasformare la mia passione, in una vera professione.

Quindi, la vera motivazione che mi ha spinto, a scrivere è la voglia di trasmettere quello che provo agli altri.



2)Ci sono degli autori a cui ti ispiri e dei libri che preferisci in modo particolare?



No, devo dire che non mi ispiro a nessuno, ogni autore ha il proprio stile, però amo molto Nicholas Sparks, lo adoro e ho letto tutti i suoi libri!

Ed è per me, uno degli autori più bravi al mondo!

Sparks riesce ad emozionarmi sempre, in qualsiasi occasione!



3)Scrivere per te è un mestiere? Se non lo è vorresti che lo diventasse?



Certo!Uno dei miei più grandi sogni, ripeto è quello di trasformare la mia passione in una vera professione!

Allora, da adesso in poi non lascerò mai questo 'Mondo', e farò di tutto per andare avanti, so che sarà dura, perché questo è un mondo complicato ma, non demorderò!

Un giorno vorrò guardarmi indietro ed esclamare un 'Ce l'ho fatta!'



4)Cosa ami della letteratura classica e cosa della contemporanea? E a quale delle due ti sente più legata?

Paola di Martino

Io amo sia la letteratura classica, che quella contemporanea ma, devo dire che sono più legata ai libri classici, amo il modo in cui si descriveva e si parlava d'amore.

Oh 'L'amore' classico è così romantico, cosi semplice ed elegante!

Uno dei miei libri preferiti infatti è Romeo e Giulietta...proprio un 'Classico'



5)Cosa pensa del Mercato Editoriale odierno?



Il mercato editoriale è un mondo molto complicato e molto, molto faticoso.

Io sono dell'idea che nel mercato editoriale conti poco il parere e il talento, dei giovani esordienti.

Infatti, come possiamo notare, purtroppo si conoscono solo autori che pubblicano con grandi e note case editrici ed è per questo che è molto aumentato il metodo dell' auto-pubblicazione.

Spero, che in futuro ci sia uno spazio in più, dedicato a coloro che vogliono intraprendere, questa nuova esperienza, che vogliono farsi conoscere attraverso i romanzi.

Insomma, spero di avere anch'io il mio momento!



6)Progetti per il futuro?



Progetti per il futuro?beh, tanti!

Sicuramente, vorrò pubblicare gli altri miei due romanzi, ancora in cantiere. E ne vorrò scrivere tanti altri, credo che non smetterò mai!

Però per il momento, voglio dedicarmi a questo mio libro, e non vedo l'ora di fare le prime presentazioni!



Ringrazio vivamente la gentilissima Paola per aver risposto alle mie domande, lasciando spazio alla mia Recensione del suo libro.



Copertina



'Sono qui per te'




Il problema è che a volte vorremmo mentire a noi stessi.

Ci imponiamo determinate cose quando basterebbe solamente ascoltare la voce del nostro cuore ed accettare la verità senza paure.



Alice e Matteo, Matteo e Alice. Nicola, Alice, Matteo, Matteo, Alice.

La storia di una scelta, che come tutte le scelte è difficile, sofferta, nascosta nel cuore.

Nascosta così profondamente che nemmeno la si riconosce, perché alla fine la scelta è già fatta, da tempo infinito , è solo questione di portarla a galla e darle tutto lo splendore, tutta la luce che possono avere solo le Scelte.

Una storia esemplare quella di Alice e Matteo, uniti da sempre da un legame forte come solo un amore può essere. Già, ma quale tipo di amore? Quello fraterno, quello tra due migliori amici?


È quello che a loro sembra, fino a che non arriva a dividerli la distanza. Matteo parte per Milano, lontano, troppo lontano perché il loro rapporto non entri in crisi in qualche modo; ma si sa, le crisi portano alle svolte, nella vita.

Alice incontra Nicola, il ragazzo perfetto, quello che ama , quello che vorrebbe amare se solo il suo cuore non le gridasse a gran voce che no, quella non è la giusta strada. Ma se poi “avessi fatto la scelta sbagliata?” si chiede Alice

No, non esistono scelte sbagliate.

Il cuore è l’unica via d’uscita verso la verità, verso il giusto.

Questo è il messaggio che si dipana come un filo di Arianna in questo labirinto di emozioni e sentimenti, pazzie e ragionamenti che l’autrice abilmente descrive con sincerità disarmante.

Così ci ritroviamo a spiare le conversazioni in chat dei nostri protagonisti, i messaggi che si scambiano, le loro telefonate.

L’autrice ha scelto di raccontare questa storia principalmente attraverso le voci stesse dei personaggi, perché neppure un loro pensiero, neppure un lampo nella loro mente potesse sfuggirci, perché potessero mentire a loro stessi, ma non a noi.

E la grande forza di questo libro è l’aver fatto entrare nel letterario quei generi che sono normalmente considerati non letterari, ma che stanno diventando sempre di più l’unica fonte di comunicazione; in questo modo siamo subito accomunati ai protagonisti, che come noi usano facebook, si mandano mille messaggi al giorno …

Ma quello che colpisce di più è la loro sincerità, la forza dei loro sentimenti, con i quali combattono o a cui si abbandonano, ma sempre con la stessa intensità che fa dire al lettore “ anche io vorrei …”.

E lo stile colloquiale ma mai banale o poco curato aumenta questa percezione di immedesimazione . E anche là dove si toccano i temi eterni , amore, gelosia, rabbia, e si rischia di cadere nei luoghi comuni è ancora una volta la schiettezza che mostrano Alice e Matteo , Gaia, Nicola che riesce a spiazzare il lettore e a rendere nuovo anche ciò che rischia di essere già stato detto.

Del resto, di amore ne parlava già Omero, e se ancora nel XXI secolo l’argomento continua a destare interesse è perché ancora non ha finito di parlarci, e c’è ancora chi è riuscito a parlarne e a “farsi parlare” da lui in modo nuovo.
Elisabetta Riboldi


 

Dalla vecchia pagina ... "Fratelli dello spazio profondo " di Erika Corvo

 

'Fratelli dello spazio profondo' di Erika Corvo


Nota biografica

Tutto quello che Erika ha imparato, l’ha imparato da sola. Anche a leggere, perché non aveva null’altro da fare. Ma non i libri per bambini: quelli da grandi! Pirandello, Trilussa, Kipling, Tomasi di Lampedusa, Salgari… E naturalmente, i romanzi di fantascienza, con cui ha nutrito la sua fantasia, che a sua volta, le ha consentito poi di scrivere le storie che ancora non c’erano e che avrebbe voluto leggere. Quei mondi possibili, per dirla con Lewis, che Erika inventava perché non le piaceva più il mondo in cui viveva, dove era costretta a tirare avanti a fatica dopo due matrimoni disastrosi e due figli, barcamenandosi tra mille lavori.
E in tutto questo, scrivere, scrivere i libri che avrebbe voluto leggere.
Erika Corvo

INTERVISTA:

1) Gentile Autrice, ci racconti il suo approccio con il mondo dei libri, e le motivazioni che l'hanno spinta a scegliere di scrivere.

No no no, “Gentile Autrice” ditelo a qualcun’altra, non a me. Il mio approccio alla vita è diverso da quello di moltissimi altri. Non ho pregiudizi, quindi, quando parlo con qualcuno che non conosco, inizio con uso dell’amichevole “tu”, sperando che l’interlocutore sia degno della mia amicizia e del mio rispetto. Se poi la persona con cui parlo, invece, se ne dimostra indegna, allora prendo le distanze con l’uso del “Lei”.
Dunque, ciao a tutti e grazie per lo spazio che mi avete concesso.

I miei non mi facevano mai uscire di casa, e il mio unico svago erano i libri. Ho imparato a leggere molto prima delle elementari, solo perché mi annoiavo e non sapevo come passare il tempo. Mio fratello era più grande di tre anni, e andava già a scuola. Quando arrivavano i suoi libri, sussidiario e libro di lettura, lui non li leggeva per tutto l’anno scolastico, io li avevo già letti di nascosto prima di novembre. (“Cosa fai col libro di tuo fratello? Mettilo via che glielo sciupi!” “Ma guardo solo le figure.” Palle. Li sapevo a memoria.)
Va da sé che quando venne il mio turno di andare a scuola, mi annoiassi da matti. Loro leggevano Pinocchio, io leggevo Kipling. Loro leggevano I tre porcellini, io leggevo la vita di Pasteur e i cacciatori di microbi. Loro leggevano Piccole donne, io leggevo I Peccati di Peyton Place e Lolita. Loro leggevano Biancaneve, io ci davo già dentro con gli Urania e con Salgari. Non potrei vivere senza leggere o senza scrivere.
Mio padre si divertiva a scrivere poesiole, raccontini, filastrocche e cambiava i testi alle canzoni facendole diventare spiritose. Niente di speciale, ma amici e parenti si divertivano alle sue trovate. Io sono cresciuta sapendo che fosse possibile farlo; era una cosa normale, e credevo che tutti lo potessero e lo sapessero fare. Andavo ancora alle elementari quando ho iniziato a farlo anch’io. E lo facevo bene. Ci sono rimasta male quando ho capito che gli altri, invece, non ci riuscissero.
Scrivere, è sempre stata la mia passione. Ho iniziato col diario, quando ero proprio piccola. Alle medie avevo già scritto varie raccolte di poesie e iniziavo a cimentarmi nei racconti. Ingenui, stupidotti, semplici… ma imparavo cosa si dovesse scrivere, e come farlo sempre meglio. Sono sempre stata spietata con me stessa, non mi sono mai crogiolata pensando di essere brava, se quello che facevo non era perfetto.


2)Ci sono degli autori a cui ti ispiri e dei libri che preferisci in modo particolare?

Eh, domanda difficile: di libri, ne avrò letti migliaia, e non esagero. Non dimenticate che fino a quindici anni, sono uscita di casa solo per andare a scuola, e tutto il mio tempo l'ho passato a consumarmi gli occhi sulla ben fornita libreria paterna! A quali autori, e a quali libri resto più legata? A tutti quelli scritti da Robert Heinlen, Robert Sheckley, Ursula Le Guin, e poi Marion Zimmer Bradley, l'infinita serie degli Urania, la collana Cosmo dell'Editrice Nord, l'esilarante e splendida trilogia del Piccolo Popolo dei Grandi Magazzini, di Terry Pratchett... e come faccio a citarli tutti? Solo gli Urania e i Cosmo erano centinaia! Ma anche se la fantascienza è stata il mio grande amore, ho sempre letto qualsiasi, e dico qualsiasi cosa avessi tra le mani. Anche la Bibbia. Quando arrivano i Testimoni di Geova scateno furiose polemiche perché la conosco meglio di loro! Adesso mi stanno alla larga, non trovano argomenti per ribattere!
Ma da dopo sposata, chi ha mai più avuto i soldi per comprare un libro? Io leggo quelli che gli altri lasciano in un apposito scaffale davanti alla biblioteca comunale, dove si mettono i libri di cui uno si voglia disfare, in modo che qualcun altro possa leggerli, invece di buttarli nel cassonetto bianco.

3)Scrivere per te è un mestiere? Se per ora non lo è, vorresti che lo diventasse?

Scrivere? Sorprenderò molti con questa risposta, ma non vorrei diventasse un mestiere. Finora ho scritto solo per me, ed ora ho iniziato a pubblicare qualcosa. Un conto è scrivere e poi pubblicare, ben altro è scrivere per pubblicare. Se lo fai per pubblicare devi abbassarti al livello commerciale e scrivere robaccia adatta alle varie desperate housewives, affamate di erotismo perché insoddisfatte dei compagni. Quindi, scrivo quello che soddisfa me e i miei esigentissimi gusti letterari. Poi, piace agli altri? Non piace? Non è un problema mio. Ognuno legga quello che gli pare.

4)Cosa ami della letteratura classica e cosa della contemporanea? E a quale delle due ti senti più legata?

Sono assolutamente legata alla letteratura classica. Cosa amo di questa? Per prima cosa, non si pubblicava nulla che non fosse scritto in italiano perfetto. In secondo luogo, mi ha permesso di imparare costumi e usanze del passato, di popoli lontani, di religioni diverse, stili e modi di esprimersi antichi; differenti, magari obsoleti, ma sempre affascinanti. Chi ha detto che la macchina del tempo non sia stata ancora inventata? Per il passato basta aprire un libro del secolo scorso. Per il futuro, da Jules Verne in poi, c’è la fantascienza. Irrealizzabile, dite? Sappiate che gli scienziati di tutto il mondo non hanno fatto altro che spulciare tutti i libri di fantascienza per cercare di realizzare nuove cose, scopiazzandole da quelli. Mi sembra che la CIA, in America, abbia un’intera sezione specializzata, di lettori, alla ricerca di nuove armi e nuove invenzioni. Non ci credete? Dopo Harry Potter, stanno lavorando sull’antigravità, partendo proprio… dai manici di scopa!
E la letteratura moderna? Mah, per il momento, piuttosto deludente. Aspetto. Come per ogni altra cosa, basta lasciar sedimentare il tutto: tra un ventennio resteranno a galla solo i capolavori. Il resto, fuffa e paccottiglia, saranno affondati nella melma.

5)Cosa pensa del Mercato Editoriale odierno?
In America scrivono cose dinamiche: azione, movimento, ritmo incalzante, drammaticità, violenza, forza, passioni…
I romanzi italiani, in genere, sono storie d’amore noiose e banali, roba che potresti tranquillamente farti raccontare dalla comare vicina di casa senza neanche spendere soldi. Basta offrirle il caffè, e ti racconta di quelle cose… Oltretutto, la comare di solito racconta con un’enfasi, una drammaticità e un pathos, decisamente superiori agli scrittori attuali. Quante volte ho sentito persone affermare: “della mia vita si potrebbe scrivere un libro”. E hanno ragione: il più delle volte, quello che raccontano loro sarebbe davvero più interessante di parecchia roba attualmente in libreria!

6)Progetti per il futuro?

Appena avrò un po’di tempo, cercherò di pubblicare “Black Diamond” e “Tutti i Doni del Buio”, secondi episodi, rispettivamente, di Fratelli e di Blado 457, l’altro mio romanzo già edito.
“Tutti i doni del buio”, della serie post-atomica, è pronto. “Black Diamond” è ancora da rivedere un attimino, ma in definitiva è pronto anche quello. Poi copierò gli altri cinque ancora scritti su carta, e finito l’ingrato compito, scriverò gli altri che abitano ancora nella mia mente, e che aspettano solo di vedere la luce…Sentirete presto parlare dei miei amici immaginari… sperando possano diventare anche amici vostri!

Ringrazio Erika per aver risposto alle mie domande, lasciando spazio alla mia Recensione


Recensione “fratelli dello spazio profondo” di Erika Corvo

L’evento principale di questo libro è un rapimento.
Quello compiuto dall’autrice, che carica il suo lettore dapprima su una navetta passeggeri e poi su una nave da guerra, la Black Diamond, e lo conduce in una fantastica ambientazione stellare, là dove c’è spazio per tutto ciò che vogliamo immaginare.
Così ecco prendere vita sotto i nostri occhi i protagonisti, che raccontano se stessi in un prisma che costruisce una giostra di punti di vista.
Ed è come se parlassimo con loro, magari proprio sulla Black Diamond, forse davanti ad un bicchiere di mamoa - quale mai sarà il sapore di questa bevanda dello spazio? - e Brian, lo studente brillante ma preso di mira da tutti i compagni ci racconta della scuola su Ottol, del suo unico amico, il professor - il Devaj prof - Stylo Van Petar, esperto di esplosivi con un passato da cui deve nascondersi …
E Stylo parla a sua volta di questo strano ragazzo - il migliore, accidenti! - abbandonato a se stesso senza difesa alcuna dagli insegnanti, perché rientrante in un progetto di addestramento della Federazione Interplanetaria; totalmente avvezzo all’uso della violenza, unica arma che conosca per difendersi.
E poi, scopriamo insieme a Brian della rivolta su Bagen, il suo pianeta d’origine, e lo vediamo scappare insieme a Stylo, anche lui messo alle strette dal rettore, e rubare una navetta della scuola …
Gli astri sono loro favorevoli, ed ecco che dopo una serie di peripezie ritroviamo Brian pirata, comandante di una nave, il brutale Diamante Nero. Cerca la sua vendetta senza farsi molti scrupoli nell’uccidere quando serve ma, in fondo, per una causa giusta: ritrovare e salvare gli abitanti del suo pianeta e con essi i suoi fratelli, dei quali non ha più notizie, tutti ridotti in schiavitù nonostante questa sia proibita dalla legge.
Questo mondo interplanetario non si rivela allora così distante dal nostro: dalle pagine del libro sembra trasparire che miseria, sopraffazione e corruzione regnino ovunque ci sia vita,.
Brian è un comandante spietato, dunque, ma rivela insperati tratti dolci. Lo racconta la voce di Juno, figlia del governatore Lancert, che Brian ha rapito allo scopo di far scoppiare uno scandalo tale da farlo cadere in disgrazia.
Così, attraverso le parole della ragazza, spiamo questo giovanissimo e geniale comandante. Lo vediamo capace di far cadere in trappola uno dei pezzi da novanta della Federazione Interplanetaria, capace di uccidere i suoi nemici tra le peggiori torture. Ma lo scopriamo anche nell’infermeria della sua nave, intento a prodigarsi sugli schiavi che ha appena tratto in salvo e curarli, a donare il proprio sangue per una trasfusione o cambiare loro una fasciatura.
Perché in fondo Brian non è una bestia feroce, è solo un uomo che hanno addestrato ad uccidere. Ed è lui stesso, sul finire del libro, ad affermare come si senta stanco di questa vita, e di come voglia “imparare a volare”.
Su Brian vigila costantemente la figura quasi parentale di Stylo, suo secondo in comando, il quale durante le operazioni militare lo chiama “comandante” ma che è l’unico a poterlo comandare. L’unico che possa alzare la voce con lui, che possa intimargli di calmarsi. Il primo a credere nelle sue potenzialità, a scuola, e il primo a credere in questa sua vena d’umanità ancora viva.
Storia d’azione quindi, raccontata con ritmo e abilità e con tanta varietà di dettagli talmente precisi, che potremmo quasi disegnare i paesaggi che il Diamante Nero incontra, e tracciare su una mappa stellare i suoi piani d’attacco, stesi davanti ai nostri occhi con la stessa ricchezza e lucidità di un film.
Ma anche storia di un’amicizia, quella tra Brian e Stylo; e poi quella tra Brian e Juno, e il loro rapporto non è chiaro fino alla fine, sempre in bilico tra affetto, necessità , amicizia.
Dunque, una situazione molto realistica anche su questo fronte.
Forse, le stelle non sono così lontane come sembra