Recensione de “Il
club del suicida” di Danilo Puce
Un’Apocalisse, per avvenire, non ha bisogno
di coinvolgere ogni creatura vivente in questa dimensione fisica. Per essere
intesa come fine del mondo, basta che ne coinvolga almeno uno, di mondo.
Questo libro,
per me, è un dipinto.
Ogni
personaggio, un colore .
Codacorta è
azzurro, azzurro come il cielo nelle mattine di settembre; Dr Mojo è di un
bell’arancio carico, Sciacallo invece è di quel blu sporco, quasi grigio, delle
giornate di tempo incerto, quando le nuvole sono basse all’orizzonte, non
uniformi, ma striate di livido.
Ozymandias è
nero, l’assenza di colore.
E Wonder Tom,
lui è bianco, l’unità dei colori.
Così questa
storia non è se non un grande quadro, dove i tre pennelli colorati di
Codacorta, Sciacallo e Dr Mojo si alternano e intrecciano per indagare insieme
sul suicidio sospetto di Wonder Tom. Che cosa ha spinto questo giovane
scrittore promettente a suicidarsi dandosi fuoco con la sua macchina in mezzo
al Grande Raccordo Anulare? I tre amici, soci di un club letterario on line non
vogliono accettare questa verità, e partono alla ricerca di quello che può aver
spinto Tom ad un gesto così estremo.
Ma chi è
veramente Tom? Così come il bianco contiene tutti i colori , anche la personalità
di Tom è luce bianca in un prisma, che ne rivela la complessità. E a questa complessità non c’è
risoluzione.
Il libro sembra
mettere a tema, in ogni sua parte, la realtà soggettiva, la realtà che è come
la vogliamo vedere ma anche come potrebbe essere, e come è per gli altri.
E Wonder Tom è
il personaggio simbolo di questa realtà sfaccettata, che è e non è , e
parafrasando Pirandello, lui è
colui che lo si crede.
Filo parallelo,
non meno importante è quello della scrittura. Wonder Tom, così come gli altri
amici, scrive, e la scrittura è vita.
Non è un caso che egli , alla vigilia del suicidio, cancelli tutti i
suoi racconti dalla sua pagina del Club dei Diodati.
E aleggia
attorno a Codacorta la presenza di un romanzo che sta scrivendo, e che vediamo
formarsi e prendere vita, e su Sciacallo la presenza di una misteriosa autrice
di racconti, che sembra descrivere si volta in volta quello che lui stesso
vive, quasi a dire come la scrittura possa
creare mondi.
Danilo Puce
utilizza i suoi personaggi proprio come un pittore usa la tavolozza di colori,
ognuno al suo posto, con la sua funzione . E siccome ognuno è un come un colore
diverso, ognuno di loro ha una distinta
personalità e la esprime nel suo modo di parlare e di agire, che è differente
da quello degli altri ma che unito agli altri diviene un’armonia, acquistando
un senso nuovo .
E insieme a
queste tre linee colorate ce ne sono molte altre, quelle di tutti coloro che
hanno conosciuto Wonder Tom, e che si trovano in un modo o nell’altro a far
parte di questa enorme tela. Vivace e viva come una tela di Brueghel; vivace e
viva come la vita stessa
INTERVISTA:
1) Ciao Danilo, raccontaci il tuo approccio con il mondo dei libri, e le
motivazioni che ti hanno spinto a scegliere di scrivere.
Penso che l’arte salvi la vita, penso che studiare salvi la
vita, penso che la bellezza salvi la vita. Ecco perché leggo. Uno dei primi
libri che ha formato la mia natura di lettore senziente e indipendente dai
testi scolastici è stato Il giovane Holden di Salinger. Scrivo per lo
stesso motivo per il quale leggo. Salvarmi la vita. Ho la testa talmente piena
di idee e immagini che se non le mettessi su carta mi esploderebbe il cervello.
2)Ci sono degli autori a cui ti
ispiri e dei libri che preferisci in modo particolare?
Sono un fanatico di letteratura anglofona, ma credo che se
si parli di ispirazione io potrei citare autori come Palahniuk, Ellis,Welsh.
Credo che il loro modo di scrivere e le tematiche da loro trattate servirebbero
davvero al nostro Paese. Nel quale, spesso, definiamo “cannibali” dei perfetti
vegetariani.
3)Scrivere per te è un mestiere?
Se per ora non lo è, vorresti che lo diventasse?
Mai domanda fu più appropriata. Sì, voglio proprio che il
mio mestiere sia la scrittura. Sembra mi abbiate letto nel pensiero.
4)Cosa ami della letteratura
classica e cosa della contemporanea? E a quale delle due ti senti più legato?
La letteratura classica è il nostro inestinguibile bagaglio
fondamentale. Quello che definiamo ‘classico’ è qualcosa di geniale e
inestimabile poiché si tratta spessissimo di opere che hanno superato i loro
autori. Nel senso che sono sopravvissute ai loro stessi creatori, continuano a
vivere e a comunicare, sono, ancora oggi, in grado di dirci qualcosa. Di
descrivere il mondo e l’umanità come fossero nate dalla penna di contemporanei.
Chiedono ancora di essere lette e reinterpretate. E questo vale per qualsiasi
autore vi appassioni. Da Omero a Leopardi, da Shakespeare a Sofocle. Della
contemporaneità cosa devo dire? Di storie che saranno
memorabili sì e no per una stagione o per delle casalinghe che si infiammano
per della becero-pornografia zuccherosa come un Perugina? Fortuna che qualcuno
dei grandi scrive ancora, vedi "Skagboys" di Welsh.
5)Cosa pensi del Mercato Editoriale odierno?
Lo avete già definito voi in questa domanda. È Mercato. Gli
editori moderni sono mercanti di lobotomie. Se vai in una delle grande librerie
e chiedi un libro di Faulkner ti guardano come fossi un alieno. In compenso
possono venderti gommine a forma di coccinelle, penne con le piume, magneti per
il frigorifero. Che senso hanno le librerie al giorno d’oggi? Riguardo
all’editoria a pagamento (io stesso ricevetti proposte di pubblicazione in
cambio di denaro) stendiamo veli pietosi.
6)Progetti per il futuro?
Riguardo la prosa, sogno di completare la trilogia iniziata
proprio con Il club del suicida. Seguiranno altri due capitoli,
slegati dal punto di vista della trama, ma uniti da tematiche simili e
personaggi ricorrenti… Sono già al lavoro sul secondo.
Danilo
Puce nasce a La Spezia nel 1987. Porta a termine gli studi a Roma nel 2012,
laureandosi in Letteratura inglese. Nella stessa città coltiva la sua passione
per il teatro fondando una compagnia teatrale, nella quale riveste anche ruolo
di drammaturgo e attore. Dopo il progetto editoriale di romanzo episodico noir
dal titolo Haunted Mask!, realizzato con la giovane web-press Edizioni Haiku, esordisce nel 2012
con il romanzo Il club del suicida. Parte dei proventi di questo
romanzo andranno a finanziare la Michael J. Fox Foundation del celebre attore
americano, per la ricerca sul Parkinson.